03 Nov 2017

Cioccolata calda, dai Maya ai giorni nostri

di Simona Vitagliano

Che quello del cioccolato sia un piacere antico non vi è dubbio: lo ritroviamo in tantissime ricette tradizionali, che affondano le radici in tempi (e qualche volta anche territori) lontanissimi.

Ma, forse, parliamo di qualcosa di molto più remoto nei millenni di quello che si possa pensare. Anche perchè questo viaggio all’indietro nel tempo deve arrivare… sino ai Maya!

Quando il cioccolato era una valuta

Il primo italiano ad assaggiare una bevanda al gusto di cacao, arricchita con alcune spezie,  pare sia stato proprio Cristoforo Colombo, quando approdò nelle Americhe. Più precisamente, tutto accadde durante il suo quarto viaggio, quando il nostro compaesano sbarcò in Honduras, in America del Sud. Il sapore lo stregò al punto da portare i semi di questa pianta straordinaria a Fernando e Isabella di Spagna, i quali, però, pare, non mostrarono lo stesso interesse verso questo nuovo cibo arrivato da lontano. Addirittura, una leggenda vorrebbe che Colombo abbia scritto una missiva, al Re di Spagna, per anticipargli la scoperta di questa bevanda, chiamata dai locali del posto “acqua amara“, che rifocillava l’esercito, dandogli una resistenza maggiore alla fatica.

Ma, volendo inoltrarsi ancora più lontano nel tempo, quella bevanda dolce e particolare da dove spuntava fuori?

In effetti, il viaggio da fare è molto più lungo e avvincente: dobbiamo tornare all’epoca del 1000 a.C., alle civiltà  precolombiane dei Maya e degli Atzechi che popolavano l’America centro-meridionale. Era tradizione di questi popoli, infatti, bere il Xocoatl, una bevanda, che prendeva il nome proprio da Xoco (cioccolato) e atl (acqua), condita da alcune spezie, come il peperoncino.

Addirittura, sembra che a quei tempi il cacao fosse una pianta così importante e pregiata da essere considerata di gran valore: i suoi chicchi erano usati come valuta, proprio come se si trattasse di denaro. L’economia atzeca si fondava proprio sulle fave di cacao, antiche precorritrici delle nostre monete!

Tornando a tempi più recenti, se la “missione” di Colombo per introdurre il cacao in Europa fallì, come ha fatto questa pianta a raggiungerci e a conquistare definitivamente i nostri palati?

Il nome da citare è quello di Hern”ªà¡”¬n Cortés, condottiero spagnolo contemporaneo di Colombo, che conquistò e sottomise al Regno di Spagna l’impero atzeco.

In effetti, la storia delle sue gesta e del suo successo è un po’ controversa: nonostante molti storici parlino di un genocidio avvenuto ai danni di questa antica civiltà , una leggenda vuole che il condottiero sia arrivato in Messico con un esercito ridotto e che la sua vittoria sia avvenuta grazie ad una serie di circostanze favorevoli. Un antico mito atzeco, infatti, narrava del ritorno sulla Terra di una delle divinità  più importanti, Quetzacoatl, che sarebbe avvenuto con un “esercito scintillante”. L’esercito spagnolo di Cortés, così, arrivato dal mare con soldati protetti da elmi scintillanti decorati da una piuma, fu visto come una sorta di messaggero del Dio, che venne identificato proprio nella persona del condottiero. Ed ecco perchè tra gli storici c’è anche chi parla di una conquista dei territori atzechi piuttosto spontanea e pacifica.

Al termine di tutto questo, Cortés scoprì dell’utilizzo delle fave di cacao come moneta, cominciando ad interessarsi a questa pianta e importandola anche in Europa come prodotto alimentare.

Il Regno di Spagna, tuttavia, mantenne l’esclusiva a lungo: nel nostro Paese, infatti, si è dovuto aspettare il 1600 per gustare i semi di questa pianta.
Agli inizi dell’800, poi, in Inghilterra, venne realizzata la prima tavoletta da Pierre Paul Caffarel, che cominciò a giovare del progresso tecnologico potendo cominciare una produzione su larga scala. Alla fine dello stesso secolo, infine, Rudolph Lindt inventò il processo chiamato concaggio, che miscela il cioccolato per ottenere un prodotto migliore, omogeneo e privo di acidi alcalici.

Oggi

Oggi il cioccolato, ed in particolare la cioccolata calda, rappresenta il simbolo dell’arrivo dell’inverno: l’immagine di un camino acceso e di una tazza fumante tra le mani è praticamente onnipresente tra le bacheche social di tutto il mondo, in periodi particolarmente freddi dell’anno (e noi del Gambrinus lo sappiamo bene…!). In più, studi scientifici hanno dimostrato anche il suo intervento in positivo sull’umore e sulla gratificazione personale, senza contare che servire la cioccolata fusa speziata è un privilegio riservato da pochi… dimenticando che 3000 anni fa le civiltà  precolombiane avevano già  imparato a gustare questo tipo di prelibatezza.