06 Ott 2017

Come sono nati i salotti letterari?

di Simona Vitagliano

Il Gran Caffè Gambrinus è un posto che raccoglie storia, tradizione e epoche lontane, in un mix continuo di passato, presente e futuro.
Lo Stile Liberty che lo ha forgiato, l’usanza del caffè sospeso, la tradizione del Cafè Chantant, che ha dato i natali alla parola “sciantosa“, e i salotti letterari che hanno preso vita al suo interno rappresentano alcuni dei motivi per i quali il suo suolo è stato calpestato dalla nobiltà  napoletana e dai personaggi più illustri di ogni epoca.

Ma come sono nati i salotti letterari?

L’origine

Secondo uno scritto del 1825 di  Fontenelle, un salotto letterario è “il luogo dove le persone amano trovarsi per conversare piacevolmente“.

Per cercare le origini di questa usanza, che è stata molto in voga, per lunghissimo tempo, in tutta Europa e non solo, bisogna andare indietro nel tempo, superando secoli e secoli di guerre, popoli e tradizioni: una quantità  di anni così grande che ci riporta ai greci.

A quei tempi, infatti, esisteva il symposion, una tavola imbandita intorno alla quale si decantavano versi e si svolgevano discussioni di varia natura, includendo arte, letteratura, filosofia e politica.

Non ci volle molto per “contagiare” i romani, riuscendo a mantenere questa tradizione anche nel medioevo e nel rinascimento, dove tutto era divenuto un intrattenimento della nobiltà , in ambienti privilegiati come ville, magari di qualche mecenate, castelli e monasteri. Durante l’umanesimo si cominciò a parlare di sodalitates litterarum o di contubernales: null’altro che salotti letterari che riuscirono, in particolare, ad attivare l’espansione culturale fuori dalle università  o dagli ambienti religiosi, cominciando a sdoganare, di fatto, la cultura. Iniziarono a diffondersi, infatti, salotti di editori o dedicati alla poesia, allargando il raggio di partecipazione verso tipologie di persone differenti e di altro rango. (https://tabsnation.com/) Nacquero così le accademie che, durante l’illuminismo, vennero finalizzate al sapere; un sapere che diventò, così, più “borghese”, tant’è che le riunioni cominciarono a svolgersi anche in case private. Fu proprio in quel periodo che si affermò la figura dell’organizzatore o dell’anfitrione, che spesso era una donna, assolutamente lontana dall’ambiente laico o ecclesiastico dell’alta società .

I salotti letterari francesi, parigini su tutti, primeggiarono per fama, poichè vi partecipavano, spesso, personalità  di spicco attraverso le quali filtravano le discussioni e si forgiavano nuove correnti di pensiero; è nata così l’idea di salotto letterario moderno, che ci accompagna ancora oggi.

Volendo schematizzare le qualità  che si danno per scontate in ogni riunione del genere si può dire che:

  • gli incontri sono liberi, spontanei e informali;
  • i partecipanti hanno contiguità  socio-culturale;
  • le riunioni hanno soprattutto un interesse intellettuale;
  • è riconosciuta uguale capacità  intellettuale ai partecipanti, anche in presenza di una personalità  predominante.