19 Lug 2019

Gli artisti del Gambrinus: Raffaele Tafuri

di Simona Vitagliano

Il Gambrinus, lo sappiamo, è “la casa” di molti dipinti ed opere di pregio del primo Novecento, che hanno trovato spazio nei suoi locali e che, ancora oggi, accompagnano napoletani e turisti nel quotidiano rito del caffè.

Tra questi lavori, ce n’è uno che spicca ed attira l’attenzione perché ritrae una figura femminile in una maniera straordinariamente moderna, nell’atto di fumare: si tratta della Fumatrice” di Raffaele Tafuri.

Una vita ad olio ed acquarello

Sebbene fosse un pittore salernitano molto conosciuto in Costiera Amalfitana, Tafuri non dipinse soltanto paesaggi campani: la sua adorazione per il Veneto gli valsero una serie di lavori incentrati proprio su Venezia e sugli scorci di Pedavena, in provincia di Belluno, anche se non mancarono meravigliosi tributi ai litorali della costiera e di Sorrento.

Raffaele Tafuri nacque a Salerno nel 1857 ed era figlio d’arte: cresciuto in una famiglia di decoratori, si mostrò sin da giovanissimo attratto dal disegno, con una predilezione per l’esecuzione dal vero. Dopo un primo studio a carattere familiare ed autodidatta, decise di trasferirsi a Napoli per iscriversi all’Istituto di Belle Arti, frequentando personalità  di spicco come lo scultore e docente Stanislao Lista presso il suo studio.

Nel 1886, poi, si trasferì nella sua amata Venezia (aveva partecipato alla Biennale un anno prima con una sua opera) e, nel 1905, a Pedavena che divenne sede del suo studio personale. Seguirono una serie di partecipazioni alle Biennali successive (1907, 1909, 1910 e 1914), con numerose opere, che lo tennero legato alla città  per il resto della sua vita.

La sua attività  è stata molto prolifica e si è sempre agganciata moltissimo alla Scuola Napoletana, pur contaminandosi di influenze venete e partecipando a moltissime esposizioni anche fuori i confini italiani. Il suo era un quadro di genere, dove si affrontavano gli interni, la paesaggistica (urbana ed agreste), la marina, il tutto attraverso una tavolozza sempre luminosa, dettagli cromatici impeccabili e pennellate raffinate.

Nella sua Venezia tornò definitivamente soltanto nel 1929, quando venne colpito una grave e fatale malattia che lo uccise nello stesso anno.

Oggi

Oggi, gli estimatori del suo gusto e stile artistico possono ammirare alcune delle sue opere nei musei di Salerno, Avellino e Milano oltre che, ovviamente, all’interno dei locali del Gran Caffè Gambrinus, che gli ha riservato per sempre un posto d’onore.