28 Feb 2020

Le donne della letteratura napoletana

di Simona Vitagliano

In un momento in cui impazza in tv una fiction ispirata proprio dalla penna di una scrittrice napoletana contemporanea (“L’amica geniale“) e a pochissimi giorni dalla Giornata internazionale della donna, è doveroso per il Gran Caffè Gambrinus – da sempre salotto letterario della Napoli bene – immergersi nel mondo della letteratura partenopea al femminile che ha reso Napoli grande agli occhi del mondo.

In verità, c’è da dire che le donne che hanno scritto in secoli molto antichi, dal Trecento al Seicento, sono davvero poche: in genere appartenevano a famiglie aristocratiche, a classi sociali privilegiate e in larga parte erano religiose o figlie di grandi professionisti (medici, professori etc): era il momento della storia in cui, quasi in punta di piedi, si cominciava a sfidare l’egemonia maschile, a porre l’attenzione sulla questione femminile e sulla dignità della donna in generale; ma ci sarebbe voluto molto più tempo perché questi argomenti diventassero dominanti e sovvertissero, pian piano, l’ordine delle cose.

Nel Settecento, finalmente la donna ha acquistato un ruolo importante tutto suo nel mondo culturale ed intellettuale, anche proprio grazie all’impegno nella letteratura: si è cominciata ad affermare un’identità autonoma, di genere, arrivando al campo giornalistico anche rivestendo posizioni di rilievo (subentrano le prime direttrici, ad esempio, di periodici); tutto è partito dalla Francia e dall’Inghilterra fino a coinvolgere, nell’Ottocento, anche l’Italia.

È questo il momento in cui la donna si è fatta esploratrice ed ambasciatrice del mondo femminile stesso.

 

L’inizio: Matilde Serao

Neanche a dirlo, capostipite di questa categoria è stata la nostrana Matilde Serao, scrittrice e giornalista vissuta a cavallo tra l’Ottocento e il Novecento. Dalla sua penna sono nati una moltitudine di lavori diversi, dai romanzi ai racconti ironici, sfiorando, però, l’antifemminismo, probabilmente a causa dei suoi contatti con Scarfoglio (che sposò), D’Annunzio ed altri amici con questo tipo di idee.

Una vita tanto dedita alla scrittura che la Serao, com’è noto, morì alla sua scrivania, colpita da un infarto.

 

Il Novecento

In un background in cui, all’opposto, c’era Sibilla Aleramo (alessandrina, pseudonimo di Rina Faccio), vissuta nello stesso periodo e voce tra le più rappresentative del femminismo italiano, e compariva Grazia Deledda (sarda), prima donna vincitrice del Premio Nobel per la letteratura nel 1926, il Novecento si arricchì di moltissime scrittrici partenopee di valore.

Ed è così che siamo arrivati agli anni Duemila, dove oggi ci fa compagnia il racconto de “L’amica geniale”, divenuto fiction ma proveniente dalla penna creativa di Elena Ferrante, autrice contemporanea enigmatica, di cui si sa poco e niente: grande ammiratrice di Elsa Morante – dalla quale dice di trarre ispirazione e al cui nome sembra sia legato il suo probabile pseudonimo -, mantiene la sua vita strenuamente legata all’anonimato, per poter vivere in libertà, senza gli “impicci” del successo, lasciando liberi i suoi estimatori di fantasticare sulla sua reale identità; le teorie che si aggirano sul web sono tantissime!

E voi, quali scrittrici partenopee preferite? Quali hanno segnato la vostra vita?