
Lo Stile Liberty a Napoli
di Simona Vitagliano
Il Gran Caffè Gambrinus ha attraversato più di un secolo e mezzo, insieme ai napoletani, tra fondazione, evoluzioni, clienti di qualunque ceto sociale e grandi artisti, benevolenza della famiglia reale, caffè sospeso, Cafè Chantant, chiusura durante il fascismo, riapertura nel dopoguerra e tantissimo altro.
à‰ stato l’imprenditore Vincenzo Apuzzo a dargli vita, nel 1860, quando in Europa imperava la corrente dell’Art Nouveau, che in Italia cominciò a prendere il nome di Stile Liberty, dal noto commerciante londinese Arthur Liberty che, nei suoi magazzini, esponeva pezzi d’arte e tessuti ispirati alla corrente di fine Ottocento e inizio Novecento.
Non ci volle molto perchè questa tendenza abbracciasse tantissimi campi, anche a livello sociale: architettura, arredi d’interni, decorazione urbana, gioielleria, mobilio, tessuti, oggettistica e persino utensili, illuminazione e arte funeraria!
Le origini del movimento sono tutte da ritrovarsi nell’anglosassone Arts and Crafts, un’altra ondata artistica nata per reazione (colta, si trattava di artisti e intellettuali) all’industrializzazione del tardo Ottocento. L’artigiano era il nuovo “eroe”, l’unico in grado di poter creare pezzi unici, in contrasto con la produzione in serie e la meccanizzazione che aveva ucciso, in qualche maniera, l’arte.
Ecco da dove nacquero, quindi, anche le ispirazioni per il design e l’architettura moderna.
Ed ecco perchè il Gambrinus conserva ancora, gelosamente, le eredità estetiche di quel periodo, tra gli stucchi, le linee morbide, i quadri e le statue che lo animano, nonostante la manutenzione e le evoluzioni del suo lungo periodo di storia partenopea. Tra le tante, al suo interno, si trovano anche opere di Gabriele D’Annunzio.
Anche il Vomero e Posillipo, che all’epoca erano quartieri in urbanizzazione, cominciarono a popolarsi di palazzi importanti adornati di elementi (lampade, balaustre, portoni, lampadari, corrimano) in ferro battuto, vetrate luminose, torri e pilastri, decori floreali, in un’atmosfera che, per Napoli, era nuova ma anche “tradizionale”, visto che per la città l’artigianato era sempre stato punto focale della sua esistenza.
D’altro canto, anche la stazione ferroviaria di Mergellina, del terminal della Cumana e della funicolare di Montesanto rispettano lo stesso stile, ricordando anche il Rione Amedeo, San Felice, via Palizzi, San Pasquale e Parco Margherita, che ospitano importanti palazzi realizzati in quello stesso momento storico e che ricordano ancora, insieme al Gambrinus, la Napoli di quel periodo.
Ultimi articoli
Archivi
- Gennaio 2021
- Maggio 2020
- Aprile 2020
- Marzo 2020
- Febbraio 2020
- Gennaio 2020
- Dicembre 2019
- Novembre 2019
- Ottobre 2019
- Settembre 2019
- Agosto 2019
- Luglio 2019
- Giugno 2019
- Maggio 2019
- Aprile 2019
- Marzo 2019
- Febbraio 2019
- Gennaio 2019
- Dicembre 2018
- Novembre 2018
- Ottobre 2018
- Settembre 2018
- Agosto 2018
- Luglio 2018
- Giugno 2018
- Maggio 2018
- Aprile 2018
- Marzo 2018
- Febbraio 2018
- Gennaio 2018
- Dicembre 2017
- Novembre 2017
- Ottobre 2017
- Settembre 2017
- Agosto 2017
- Luglio 2017
- Giugno 2017
- Maggio 2017
- Aprile 2017
- Marzo 2017
- Febbraio 2017
- Gennaio 2017
- Dicembre 2016
- Novembre 2016
- Ottobre 2016
- Settembre 2016
- Luglio 2016