
Quando il caffè fece tappa a Napoli
Articolo tratto da IL ROMA del 26 ottobre 2017 di Michele Sergio Gambrinus
Il caffè, bevanda originaria dell’Etiopia, è stata in un primo momento, e precisamente in epoca medioevale, una bevanda conosciuta e consumata esclusivamente nei paesi arabi. Per la diffusione nel vecchio continente, invece, bisognerà aspettare la fine del XVII secolo. Gli arabi facevano largo consumo del caffè, da loro chiamato “Vino d’Arabia”, anche per il divieto di bere bevande alcoliche.
Napoli e Salerno furono tra le prime città europee a venire a contatto con il nero infuso. Furono probabilmente i mercanti arabi che provarono a proporre al popolo napoletano questa nuova bevanda, ottenuta macinando i chicchi di caffè tostati fino a ridurli in polvere da versare, a mo’ di infuso, direttamente in un contenitore di acqua bollente. E’ ampiamente provata la conoscenza della bevanda nera in epoca medievale rinvenendosene documentate tracce nel trattato Flos Medicinae Scholae Salerni della Scuola Medica Salernitana, la più antica al mondo, in cui il caffè era rubricato come medicinale antidepressivo. In prosieguo di tempo, siamo nel 1614, il musicologo romano Pietro Della Valle, tornato dalla Terra Santa, dove aveva appreso le virtù della bevanda, lo propose al popolo di Napoli che, all’epoca, era una delle più importanti e popolose città del mondo.
Data ufficiale della diffusione del caffè in Europa è, però, il 1683, anno del famoso assedio di Vienna da parte dei Turchi Ottomani, nel cui accampamento i soldati degli eserciti europei, dopo la vittoria, rinvennero chicchi e polvere di caffè. E’ così che il caffè fa il suo ingresso alla corte di Vienna e di qui rapidamente si diffonde con il sorgere di “botteghe del caffè” non solo nella stessa Vienna (dove inizierà la tradizione dei KaffeeHaus), ma anche a Parigi (dove nasce nel 1686 il primo Caffè, inteso come locale, il Le Procope) e Venezia (il Caffè Florian apre nel 1720).
Nella nostra città , è con l’arrivo di Maria Carolina, andata in sposa a Ferdinando IV di Borbone, che si comincia a bere caffè diffusamente. La giovane regina che già lo gustava alla corte familiare di Vienna, nel 1771 lo propose ai suoi ospiti durante una fastosa festa nella reggia di Caserta. A Napoli c’era, però, qualcuno che non vedeva favorevolmente questa nuova bevanda, sostenendo, addirittura, che portasse male (forse per il suo colore scuro)! La superstizione fu superata con uno stratagemma posto in essere dal gastronomo Vincenzo Corrado che, abilmente, decise di dedicare il suo trattato “La Manovra della Cioccolata e del Caffè” del 1794 a don Nicola Valletta, massima autorità napoletana in fatto di jettatura.
A partire da tale momento il caffè divenne la bevanda per eccellenza dei napoletani e Napoli acquisì lo status di capitale del caffè, anche per effetto della diffusione della “Cuccumella”, la caffettiera napoletana, che il francese Morize nel 1819 inventò proprio a Napoli.
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