
Raffaele Viviani ed il caffè
Dai Caffè Concerto alle grandi opere sul caffè
Articolo scritto da Michele Sergio e pubblicato su L’Espresso napoletano del mese di febbraio 2020
Poliedrico, precursore, visionario, talentuoso, inarrivabile: questi sono solo alcuni degli aggettivi con i quali piace ricordare il grande artista di Castellamare di Stabia, Raffaele Viviani.
Attore, compositore, musicista, commediografo, poeta, nel corso della sua lunga carriera ha saputo sempre reinventarsi, riscuotendo, ogni volta, successo di critica e pubblico e ad onta delle tante difficoltà che la vita gli riservò.
L’infanzia di Viviani non fu certo una passeggiata a causa dei problemi economici della sua famiglia che si fecero ancor più pressanti con la morte del padre. Iniziò così una lunga e travagliata gavetta nel mondo dello spettacolo che lo portò a recitare in teatro in teatro fino a quando non ebbe la geniale idea di rivedere l”™interpretazione dell”™opera “Scugnizzo” di Giovanni Capurro. La nuova versione piacque così tanto che riuscì a farla rappresentare al Teatro Eden di Napoli. Insieme alla sorella Luisella (anche lei attrice e cantante rimasta famosa per l”™interpretazione di Assunta Spina di Salvatore di Giacomo), divenne tra i principali interpreti della grande stagione del Caffè Chantant. Durante la Bellè à‰poque gli spettacoli più in voga erano proprio quelli nati e rappresentati nei Caffè italiani e francesi, con canzoni, musica, poesie e danze trasgressive come il transalpino can-can. Accanto al grande Ettore Petrolini (con il quale fu legato per tutta la vita da una fraterna amicizia), Viviani fu il re dei Caffè Concerto, arrivando a fondare una compagnia di varietà che prese il nome di “Tourneè Viviani” e che ebbe meritata fortuna fino al fatidico anno 1917.
Con la disfatta di Caporetto, infatti, questi spettacoli furono additati da molti come responsabili dell’indebolimento dello spirito combattivo dei soldati italiani. E fu così che finì, da un momento all’altro, la grande stagione di tale genere. Molti attori del caffè chantant si ritrovarono disoccupati; ma non Viviani! Caparbio e geniale, seppe reinventarsi, cimentandosi nelle opere di prosa. Aveva inizio per lui una nuova avventura lavorativa che gli diede ancor più successo, permettendogli di valicare i confini regionali ed imporsi nel contesto nazionale, con un salto di qualità importante. Fondata la “Compagnia d”™arte napoletana”, Viviani mise in scena, inizialmente, opere di atti unici, tra le quali menzioniamo “”™O vico” (con la quale debuttò), per poi passare a quelle di due atti come “Caffè di notte e di giorno”. I Caffè per Viviani rappresentavano luoghi fondamentali, dove le persone si incontrano e socializzano; del resto lui nacque e crebbe artisticamente proprio in questi ambienti. Il bar era per Viviani il miglior “palcoscenico” possibile; fedele spaccato del variegato popolo napoletano, era il luogo ideale per raccontare le sue storie ed i piccoli e grandi drammi della vita delle persone. In quest”™opera tutto ruota attorno ad uno squallido bar di un quartiere molto popolare, dove si alternano personaggi d’ogni strato sociale. Forte la denuncia all”™incapacità dei personaggi di uscire dalla loro condizione sociale, con Viviani che si manifesta appieno come artista e pensatore, non allegro e spensierato come Scarpetta ma, nemmeno, intellettuale e divertente come De Filippo, piuttosto realista e un po’ cupo.
Con l”™affermarsi del fascismo, Viviani dovette fare i conti ancora con un cambiamento di usi e costumi. S’affermò una nuova corrente di pensiero che censurava i dialetti per esaltare al massimo l’italianità e la lingua nazionale. Ed è così che il Nostro ancor si reinventò, dedicando gli anni ”™20 e ”™30 alle grandi interpretazioni, come attore, in film e grandi opere. Ne “L”™ultimo Scugnizzo” e ne “La bottega del Caffè” di Goldoni (dove interpreta magistralmente il ruolo di Don Marzio), Viviani diventò artista di fama internazionale. Il caffè quindi, ritorna, ancora, tramite l’opera goldoniana, a consacrazione dell”™artista tra l”™olimpo dei grandi autori del teatro italiano.
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